È di sedici anni di carcere la pena chiesta dal Pubblico Ministero per Sandro Pili, l’uomo che nel dicembre del 2014 accoltellò e uccise la moglie Pierangela Gareffa, lasciandola agonizzante per oltre otto ore nella loro abitazione di Vibonati.
La requisitoria tiene conto della riduzione di pena prevista dal rito abbreviato e anche del vizio parziale di mente riconosciuto al 49enne dalla perizia disposta dal Giudice.
Proprio su questo punto si è incentrata ieri mattina l’udienza davanti al gup di Lagonegro: se per il difensore Rocco Colicigno l’imputato era del tutto incapace di volere, per la parte civile Sandro Pili era invece nel pieno possesso della sue facoltà mentali quando, al culmine di una discussione, infilò nell’addome della moglie un coltello di trenta centimetri.
Dinanzi ai Carabinieri l’uomo inizialmente negò, sostenendo che la moglie si era ferita sulla ringhiera, e successivamente confessò l’omicidio.
In giudizio si sono costituiti la mamma della vittima, Elsa Silveza, assistita dall’avvocato Giovanni Falci, le sorelle Gabriela e Adriana, assistite dall’avvocato Lucia Cerino e l’ Associazione “Mai più Lucrezia”, che tutela i diritti delle donne vittime di violenza, assistita dall’avvocato Teresa Paladino di Sala Consilina.
Il giudizio di parziale infermità di Pili è stato contrastato anche con l’ausilio dei consulenti medici pschiatri delle parti civili, prof. Antonello Crisci dell’Università di Salerno, e dott. Nevio Troisi, che hanno ritenuto l’imputato assolutamente capace all’epoca dell’omicidio.
Ha concluso l’avv. Rocco Colicigno, difensore dell’imputato, che ha prospettato la derubricazione del reato da omicidio volontario in omicidio preterintenzionale e si è avvalso della consulenza del dott. Antonio Pagano, che ha diagnosticato la completa incapacità dell’imputato.
Il Giudice ha rinviato a martedì 26 gennaio per eventuali repliche e per la decisione.
– Filomena Chiappardo –
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