Ancora trattori in protesta sotto la Regione Basilicata. Appuntamento per l’11 marzo quando il Movimento spontaneo degli Agricoltori e Allevatori della Basilicata darà vita ad una nuova manifestazione a Potenza perchè, come ritengono i suoi componenti, la risoluzione approvata dal Consiglio regionale non è sufficiente a dare risposte concrete alle aspettative del mondo agricolo.
“E’ la politica – sostengono dal Movimento – che deve trovare le soluzioni migliori programmando interventi e misure mirate a soddisfare le nostre richieste ed è per questo che, pur valutando positivamente il primo e serio confronto intrapreso con i massimi rappresentanti della Giunta e del Consiglio regionale, chiediamo a tutti senza distinzioni di schieramenti, per il futuro della nostra categoria e delle famiglie che sono state messe in ginocchio dalla grave crisi in atto, di richiedere al Governo nazionale e al Parlamento europeo interventi concreti e misure certe a salvaguardare le nostre aziende e l’economia regionale“.
“La nostra agitazione spontanea e il Tavolo di crisi sull’agricoltura, avviato al di fuori del Tavolo verde e con l’esclusione di ogni sigla sindacale che probabilmente in passato discuteva di altro, assume per noi tutti un grande significato di partecipazione democratica apartitica ed è per questo che stigmatizziamo anche il comportamento di chi ha cercato di strumentalizzare, tra i banchi del Consiglio regionale e tra i partiti e organizzazioni sindacali, le nostre richieste attestandosi paternità fumose che di fatto non hanno dato sino ad oggi alcun risultato concreto rispetto a quanto richiesto, se non di soli buoni propositi e intenzioni” continuano gli agricoltori e gli allevatori lucani.
“Le nostre aziende e le nostre famiglie non possono aspettare più altro tempo – concludono -. Ormai siamo in primavera e non possiamo pensare di arrivare al prossimo autunno con le solite promesse che contribuiranno a far morire tante altre aziende agricole a causa degli eccessivi costi di produzione, da un lato, il prezzo dei prodotti agricoli che crolla quotidianamente e il taglio drastico della PAC (-48%), dall’altro, oltre agli esigui risarcimenti per i danni causati dai cinghiali“.