Dal piccolo paese degli Alburni alla cerimonia degli Oscar grazie alle sue creazioni sartoriali. E’ la storia di Antonio Martino, nato a Roscigno nel 1976 e trasferitosi a Roma per studiare. Nel 2008 crea il suo brand Antonio Martino Couture e apre il suo atelier proprio nel centro della Capitale.
Con le creazioni di alta sartoria che portano il suo nome ha mostrato una perfetta sintesi del suo amore per un’eleganza mai scontata e per la cura del dettaglio. Il suo più grande obiettivo è lasciare un’impronta nel mondo della moda, un tratto riconoscibile, un segno che duri nel tempo, ma ciò che produce in lui un’emozione sempre rinnovata è osservare lo stupore e la gioia negli occhi di una donna che indossa una sua creazione.
Obiettivo raggiunto, a nostro parere, con la scelta di Alex Martin, produttrice cinematografica e figlia della celebre attrice Whoopi Goldberg, di indossare sul red carpet degli Oscar un abito di Martino in pelle, con accessori che ricordano gli antichi bustier. Un abito che esalta la sua femminilità e l’indipendenza: elementi costanti nelle creazioni sartoriali dello stilista.
Incuriositi dal successo di Antonio, che con le sue opere sartoriali è protagonista delle sfilate di alta moda, a Roma come a Valencia per esempio, gli abbiamo rivolto alcune domande cercando di scoprire qual è il suo legame con il territorio di origine.
- Fare lo stilista era il suo sogno da bambino o ha maturato questa scelta nel tempo?
Da bambino ho attraversato diverse fasi: a tre anni volevo fare l’astronauta, poi lo scienziato, ma poco dopo ho capito che la mia vera passione era la moda. Sono sempre stato affascinato dalla possibilità di trasformare un’idea in qualcosa di concreto, di dare forma alla creatività attraverso i tessuti e il design. Crescendo, ho compreso che la moda non era solo un modo per vestire le persone, ma un linguaggio con cui esprimere emozioni, raccontare storie e lasciare un segno. È stata una scelta che si è consolidata con il tempo, attraverso lo studio e l’esperienza, ma la scintilla è nata presto, appena ho realizzato che con un abito si poteva creare bellezza e trasmettere identità.
- La notorietà arriva nel 2013 quando Simona Molinari ha indossato un suo abito al Festival di Sanremo. Che tipo di donna veste?
La mia donna è una figura sofisticata, indipendente e consapevole della propria bellezza. Non segue le mode in modo passivo, ma le interpreta secondo la sua personalità. Amo creare per chi vuole distinguersi con eleganza, per chi ha un’anima raffinata e un senso estetico che va oltre il tempo e le tendenze. Gli abiti che realizzo devono valorizzare la femminilità senza mai renderla forzata o artificiosa. Credo nella sartorialità, nella cura dei dettagli e nell’unicità di ogni creazione, proprio perché ogni donna che veste un mio abito deve sentirsi speciale, come se fosse l’unica al mondo a poterlo indossare.
- Da Sanremo le sue creazioni sono arrivate sul red carpet degli Oscar 2025. Alex Martin, produttrice cinematografica e figlia d’arte, ha indossato un abito che esalta le sue forme senza essere stucchevole. È un passo importante per la sua carriera. Che emozione l’ha attraversata quando ha visto la sua opera sotto i riflettori del mondo intero?
Vedere una mia creazione sfilare sul red carpet degli Oscar è stata un’emozione indescrivibile. È il sogno di ogni stilista, ma per me ha significato qualcosa di ancora più profondo. Ogni abito che realizzo è un pezzo di me, frutto di tanto lavoro, dedizione e passione. Sapere che Alex Martin ha scelto di indossare una mia creazione per un evento di tale portata è stata una grande conferma di tutto quello fatto in questi anni. L’abito che ha indossato esaltava le sue forme con eleganza e naturalezza, senza eccessi, ma con quel tocco di raffinatezza che amo infondere nei miei capi. Quando l’ho vista attraversare il tappeto rosso, incredulo sotto i riflettori del mondo intero, ho detto ‘Papà, abbiamo raggiunto un altro traguardo importante. Ora tocca impegnarsi ancora di più’.
- Come intende la femminilità e quale tipo di donna immagina dentro ai suoi abiti?
La femminilità per me è qualcosa di fluido, mai rigido o stereotipato. È un concetto che va oltre il corpo e si esprime attraverso l’atteggiamento, la sicurezza, l’eleganza naturale. I miei abiti sono pensati per donne che vogliono sentirsi belle senza dover seguire canoni imposti. Credo che la moda debba celebrare ogni donna nella sua unicità, esaltandone il carattere e la personalità. Quando immagino una donna nei miei abiti, la vedo sicura di sé, libera di esprimersi senza paura, capace di lasciare il segno con la sua presenza. Che sia su un red carpet o in un’occasione speciale, ciò che conta è l’emozione che trasmette e il mio compito è aiutarla a farlo attraverso il mio lavoro.
- Cosa porta di Roscigno, delle origini e usanze nelle sue creazioni?
Le mie radici sono parte integrante di ogni mia creazione. Roscigno è un luogo di storia, tradizione e artigianalità, valori che porto sempre con me. La mia estetica è profondamente legata alla ricerca del dettaglio, alla qualità dei tessuti e all’importanza della manualità, elementi che derivano proprio dalla cultura del mio territorio. Crescere in un ambiente ricco di storia mi ha insegnato a valorizzare l’essenza delle cose, a rispettare il passato e a reinterpretarlo in chiave contemporanea. Spesso nei miei abiti si ritrovano richiami ai colori e alle atmosfere della mia terra, a quelle sfumature calde e avvolgenti che parlano di autenticità e passione. È un modo per mantenere vivo il legame con le mie origini e per raccontare, attraverso la moda, la bellezza e la forza delle tradizioni italiane.
- Roscigno è nota per la parte del paese abbandonato. Ha mai pensato di fare una sfilata tra quei ruderi in pietra?
Assolutamente sì, ed è un’idea che mi affascina molto. Roscigno Vecchia è un luogo sospeso nel tempo, con un’anima unica e suggestiva. Immagino una sfilata dove la moda si intreccia con la storia, creando un contrasto affascinante tra passato e presente. Sarebbe un evento non solo estetico, ma anche simbolico: un modo per ridare vita a un luogo attraverso l’arte e la creatività. La moda è sempre stata un ponte tra epoche diverse e portare una collezione in un contesto così ricco di memoria sarebbe un omaggio alla mia terra. Chissà, magari un giorno questa visione diventerà realtà. Ma in cuor mio la vedo molto difficile visto che nessuna istituzione ha voglia di promuovere il territorio……

