Il Tribunale del Riesame di Salerno, con un provvedimento depositato lo scorso 24 ottobre, in accoglimento dell’appello proposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto nei confronti di Virginia Di Cesare e Vittorio Del Bene la misura cautelare degli arresti domiciliari riconoscendo nei loro confronti la sussistenza dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa.
Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Salerno aveva ritenuto la sussistenza di gravi indizi per i reati contestati. Con un’ordinanza eseguita lo scorso luglio dalla Guardia di Finanza di Salerno, nell’ambito di un’indagine della Dda salernitana su una maxi frode nel settore dei carburanti, il Gip aveva disposto per entrambi il divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche e imprese riconoscendo la sussistenza di gravi indizi per i reati di omessa dichiarazione dei redditi ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. I reati erano riferiti all’attività di due società cartiere salernitane che operavano nel settore della commercializzazione di carburanti e rientranti, secondo la ricostruzione dell’accusa, in un più complesso sistema fraudolento a livello nazionale con fulcro nella “Made Petrol Italia” facente capo alla famiglia Di Cesare.
Il Giudice non aveva ritenuto la sussistenza dei gravi indizi dell’aggravante mafiosa nei confronti di Anna Bettozzi pur applicando nei suoi confronti la più gravosa misura cautelare degli arresti domiciliari. Il Tribunale per il Riesame, anche in relazione a tale posizione, ha ritenuto invece sussistente l’aggravante ipotizzata confermando la misura applicata.
B.A. e la figlia V.D.C. sono state condannate dal Tribunale di Roma, rispettivamente a 13 anni e 2 mesi e a 9 anni e 4 mesi di reclusione, per condotte commesse con la finalità di agevolare clan camorristici. Il provvedimento cautelare del Riesame risulta sospeso in attesa di un eventuale aggravamento.