Sul territorio valdianese in età romana si conosce quasi tutto (vicende storiche, vita sociale, economia, religiosità, risorse ambientali, viabilità), non solo attraverso i risultati degli scavi archeologici ma anche e soprattutto dalle numerose iscrizioni latine che ci sono pervenute. Ebbene, una di queste iscrizioni attesta l’esistenza, guarda caso proprio nei pressi dell’attuale Centro Sportivo Meridionale di San Rufo, di una palestra per la formazione dei giovani, specialmente nel maneggio delle armi. Tale iscrizione, riportata nel famoso “Corpus Inscriptionum Latinarum” di Mommsen (nel 1846 il grande epigrafista soggiornò a Diano per raccogliere le iscrizioni dei paesi del Vallo), è di carattere funerario ed è fatta apporre da una nobile donna, Herrenia Tertia, sulla tomba del suo giovane figlio, Gaio Luxilio Macro, morto prematuramente. Per rendere più toccante tale scritta, la sfortunata madre fa parlare il figlio, il quale elogia, in prima persona, il suo valore ginnico e militare:
“Io tenni il primato nell’esercizio delle armi
che tu vedi qui raffigurate, o viandante.
Che così fu, te lo attesta il campo della città!”
Il Campus Urbis citato nell’iscrizione è appunto la suddetta palestra esistente in età romana nel luogo (da dove proviene l’iscrizione) che era detto ager Tegianensis per la dipendenza di esso dal vicino centro abitato di Tegianum. Inutile sottolineare la forte suggestione che suscita in noi questa voce del iuvenis Gaio Luxilio Macro. Il fatto è che le opere d’arte (specialmente le sculture) dell’età romana del Vallo sono bellissime, sì, ma sono mute, ci parlano soltanto attraverso la faticosa analisi della critica d’arte. Invece le iscrizioni latine coeve hanno il dono dell’immediatezza, restituendoci la viva voce degli antichi, in questo caso del giovane e valoroso abitante dell’alta Valle del Tanagro.
– Arturo Didier –
FONTE: “Storia del Vallo di Diano”, Salerno 1981, vol. I, p.264.
La foto ritrae la “Palestra di Pompei”