E’ di pochi giorni fa la notizia, che ha stupito l’intero Paese, di due arresti per cyberspionaggio ai danni di politici italiani, tra cui l’ex premier Matteo Renzi, istituzioni e pubbliche amministrazioni. Ad aver messo in piedi un complesso meccanismo fatto di accessi abusivi a sistemi informatici e intercettazioni illecite di comunicazioni informatiche o telematiche e a finire in manette il 45enne ingegnere nucleare Giulio Occhionero e sua sorella Francescamaria. Nell’inchiesta che ha portato al loro arresto risultano spiati gli account di numerose e diverse figure istituzionali, tra cui l’ex premier Mario Monti, l’ex Direttore Generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, l’ex Comandante Generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, ma anche Piero Fassino, Fabrizio Cicchitto e Ignazio La Russa. Nel mirino dei fratelli Occhionero informazioni sensibili e istituzionali, interessi delicati e, cosa apparsa inaccettabile, il fatto che per otto mesi l’indagine è rimasta nella esclusiva disponibilità della Procura della Repubblica di Roma e del direttore della Polizia Postale, Roberto Di Legami, che non ha ritenuto di dover informare il Capo della Polizia Gabrielli e l’autorità politica e che per questo è stato rimosso dal suo incarico.
Ma c’è un pezzo di questo complicato puzzle che si collega anche alla provincia di Salerno ed ha un nome e un cognome ben precisi. Si tratta di Maurizio Mazzella, poliziotto ebolitano coinvolto nell’indagine per favoreggiamento. Come riporta il quotidiano “la Repubblica“, infatti, Mazzella sarebbe l’uomo cui Giulio Occhionero si sarebbe appoggiato per raccogliere informazioni sul conto del pubblico ministero che lo indaga, Eugenio Albamonte. E pare che a tormentare il capo della Postale, Di Legami, e ad impedirgli di parlare dell’indagine fosse proprio il coinvolgimento di un poliziotto in questa losca faccenda.

Maurizio Mazzella, dopo aver lavorato per vari anni a Roma, era stato trasferito alla Polizia Stradale di Sala Consilina, dove è rimasto in servizio fino al 30 giugno scorso. Successivamente era passato a Salerno e dall’agosto dello scorso anno era stato sospeso disciplinarmente. Pare sia stato intercettato mentre parlava con Occhionero offrendogli il proprio aiuto per fornire maggiori informazioni sulle mosse del pm Albamonte dopo che l’ingegnere nucleare aveva saputo di essere indagato per spionaggio informatico.
Un altro particolare degno di nota, come si legge su “la Repubblica“, è che nell’informativa della Polizia Postale alla Procura della Repubblica di Roma c’è un errore sul cognome del poliziotto, che da Mazzella diventa Manzella. Il cognome è stato corretto alla Procura alla vigilia delle perquisizioni e degli arresti nell’ambito dell’operazione “Eye Pyramid”.
– Chiara Di Miele –