Salvare i Punti Nascita di Sapri e Polla e trovare una soluzione che vada oltre l’ultimatum del Governo centrale che ne impone la chiusura. È quanto stabilito nel corso dell’incontro di ieri sera presso la sede della Comunità Montana Vallo di Diano a Padula e che ha visto la presenza di autorità politiche, sanitarie e associazioni.
Un problema che vede, rispetto agli anni scorsi, una difficoltà maggiore: il Ministero della Salute ha imposto alla Regione Campania la chiusura dei Punti Nascita sotto i 500 parti annui (Polla, Sapri, Sessa Aurunca e Piedimonte Matese) altrimenti non uscirà dal Piano di Rientro sanitario.
La norma prevede che possano salvarsi i Punti Nascita che ottengono una deroga sui Tavoli nazionali governativi: deroga che nel 2016, 2018 e 2023 è sempre stata negata dal Governo ma che con l’assunzione di responsabilità da parte della Regione Campania è stata bypassata permettendo il mantenimento del servizio. L’ospedale di Vallo della Lucania ha ottenuto la deroga, nonostante sia sotto i 500 parti annui, poiché è stato riconosciuto territorio con una difficoltà orogeografica.
“Ora non basta più – ha affermato Franco Picarone, Presidente della Commissione Bilancio e componente della Commissione Sanità della Regione – la Regione Campania ha fatto molto, chiedendo deroghe che certificavano anche le difficoltà orogeografiche dei territori in questione ma nonostante questo ha ricevuto un diniego. Questa volta c’è un vero e proprio ricatto e per questo i Sindaci chiedono di integrare il documento con nuove motivazioni e svincolare la questione Punti Nascita dal Piano di Rientro”.
La mancata uscita dal Piano di Rientro comporterebbe il blocco dei finanziamenti sanitari e avrebbe ricadute in termini di assistenza sui cittadini. Nei giorni scorsi il Consiglio regionale ha votato all’unanimità contro la disattivazione dei 4 Punti Nascita.
“La vicenda Punti Nascita non può bloccare il Piano di Rientro – ha affermato Picarone – la Campania ha tutte le carte in regola per uscirne, abbiamo 10 bilanci consecutivi approvati. Fino ad oggi i Punti Nascita si sono mantenuti perché la responsabilità è stata assunta dal Direttivo Asl e dalla Regione, per il Governo dovevano essere già chiusi da tempo”.
Nel corso della serata è stata stabilita la necessità di un documento congiunto tra i Sindaci che la Regione possa integrare nella richiesta al Governo. Nei vari interventi è emersa la necessità di mantenere il prezioso servizio la cui chiusura comporterebbe danni per un territorio periferico e montano. Tra i punti del documento che i Sindaci stileranno con estrema urgenza risultano la distanza di oltre 60 minuti tra un presidio medico e alcuni comuni, il ridotto numero dei tagli cesarei, l’indice di attrazione alto, l’attivazione del Servizio di trasporto in emergenza del neonato (Sten) e la presenza di un ospedale in un’area interna.
Presenti numerosi esponenti della Comunità del Parco, i consiglieri regionali Tommaso Pellegrino e Corrado Matera, il Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano Vittorio Esposito, la Presidente del GAL Vallo di Diano Angela D’Alto, il Presidente facente funzioni della Provincia Giovanni Guzzo, il sindaco di Sapri Antonio Gentile e numerosi amministratori valdianesi con in testa il sindaco di Polla Massimo Loviso che ha sottolineato la necessità di “agire velocemente e stilare un documento tecnico da affidare alla Regione”.
“Se siamo classificati come area interna – ha affermato Pellegrino – è logico che c’è una difficoltà orogeografica. Non abbiamo problemi di sicurezza per madre e bambino ed è assurdo sentir parlare di Piano economico. Un cittadino non può sentir parlare di Piano di riarmo dal Governo e noi nel frattempo siamo qui a discutere su un Piano di rientro: ecco la credibilità della politica. Chiederemo e pretenderemo sicurezza per mamme e bambini”.
Presenti, tra gli altri, il Direttore Sanitario del “Curto” Luigi Mandia e i Responsabili dei reparti di Pediatria e Ostetricia e Ginecologia, i dottori Teodoro Stoduto e Francesco de Laurentiis.
“Qui è un problema non solo politico ma tecnico – ha riferito Mandia – noi e Sapri siamo riferimento per comunità vaste. La politica si è sempre fatta sulla sanità, ma a noi i Punti Nascita servono e non averli è un problema di inciviltà che non possiamo permetterci. A Polla dal 2014 ci manteniamo intorno ai 400 parti annui. Sentire che Vallo della Lucania è disagiata e noi no mi pare troppo. Cerchiamo di fare tutti il nostro lavoro, anche perché se i servizi mancano, queste persone come faranno? Se Sapri chiude, molti non andranno a Vallo ma sicuramente fuori regione, con ripercussioni sulle spese sanitarie. E favori non ne vogliamo e non vogliamo farne”.
“Lavoro nel Punto Nascita – afferma Stoduto – e al di là di tutto occorre sottolineare che non è normale lavorare in due in un reparto e assistere i pazienti in carenza di organico. Siamo stanchi, stremati: va bene i turni in più e la retribuzione, ma non si lavora in questo modo. Occorre che si lavori anche per implementare l’organico”.
“Il Decreto Balduzzi ha dimostrato di essere fallace – ha aggiunto de Laurentiis – il numero dei 500 parti è stato dettato non dalla Società Italiana dei Ginecologi ma dagli accentratori universitari. Qualcuno ci spieghi perché chi fa 490 parti è incapace e chi ne fa 501 è bravo. Siamo l’unico Punto Nascita che ha portato i parti cesarei sotto la soglia del 20%. Qui si tratta di fumosità e giochi politici che a noi non piacciono: chiediamo di sostenere l’utenza del Vallo di Diano”.
Il Presidente della Comunità Montana Esposito, in conclusione, ha sottolineato alla platea la necessità del “prendersi le proprie responsabilità e portare un risultato”.