Il Senato ha approvato oggi pomeriggio il “ddl Boschi“, disegno di legge con le riforme istituzionali, con 179 voti favorevoli, 16 contrari e 7 astenuti. Una vera e propria riforma della Costituzione che ora dovrà essere riesaminata per la seconda volta alla Camera e poi di nuovo al Senato. “Oggi l’Italia scrive un altro pezzo di futuro. – scrive il premier Matteo Renzi dopo l’approvazione del ddl – Non ci credevano in tanti, ma che bello vedere oggi i volti felici dei senatori che non hanno mai mollato. Le riforme rendono l’Italia più semplice e più forte. Noi ci siamo, con umiltà e coraggio“.
Tra le principali novità l’eliminazione dal testo della Costituzione del riferimento alle Province, non più enti costituzionalmente necessari, dotati di proprie funzioni amministrative. Con le Province viene abolito anche il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) previsto dall’articolo 99.
Il “ddl Boschi”, inoltre, mette la parola fine al bicameralismo perfetto, dato che solo alla Camera dei Deputati, unica con funzione di indirizzo politico, rimarranno 630 componenti. Il Senato, al contrario, rappresenterà le istituzioni territoriali e sarà formato da 100 membri, di cui 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina presidenziale (questi ultimi non saranno più in carica a vita ma per sette anni, mentre restano senatori a vita gli ex Presidenti della Repubblica). Il mandato dei senatori coincide con quello degli organi delle istituzioni territoriali in cui vengono eletti, rimane anche per loto l’immunità parlamentare, ma come indennità riceveranno soltanto quella che gli spetta come sindaci o consiglieri regionali. Quest’ultima indennità non potrà essere superiore a quella dei sindaci dei comuni capoluogo di Regione.
Per quanto attiene alla funzione legislativa delle due Camere questa sarà esercitata da entrambe solo per le leggi costituzionali, per le minoranze linguistiche, referendum popolare, leggi elettorali, trattati con l’Unione europea e norme che riguardano i territori. Tutte le altre leggi saranno approvate dalla Camera. Inoltre solo la Camera dei Deputati potrà deliberare lo stato di guerra, sono introdotti nella Costituzione i referendum popolari propositivi e cambia il quorum per eleggere il Presidente della Repubblica (due terzi dell’assemblea per le prime tre votazioni, tre quinti dei componenti dalla quarta e tre quinti dei votanti dalla settima). Il vicepresidente della Repubblica non sarà più il Presidente del Senato ma quello della Camera.
Viene inoltre abolita la legislazione concorrente tra Stato e Regioni e attribuita più autonomia finanziaria agli Enti Locali con i bilanci in equilibrio, introdotto il vincolo della trasparenza nella Pubblica Amministrazione, soppressi i trasferimenti monetari ai gruppi regionali, introdotto il doppio quorum per il referendum abrogativo e il giudizio preventivo di costituzionalità per le leggi elettorali.
– Chiara Di Miele –