Il Gip del Tribunale di Pescara ha disposto l’archiviazione per 22 indagati nell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola avvenuta il 18 febbraio del 2017 quando una valanga di neve travolse la struttura causando la morte di 29 persone, tra cui il 28enne di Valva Stefano Feniello.
“Comincio a pensare che alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c’è andato in vacanza – dichiara il padre Alessio -. Questa archiviazione è un colpo che fa molto male. Per quello che riguarda me e la mia famiglia, non ho parole, mi sento preso per il c..o dalla giustizia. Sembra che dovrei essere io a chiedere scusa a Provolo e alla Chiavaroli, perché loro ci hanno detto e confermato che Stefano era vivo solo per compassione, per darci conforto. Ma stiamo scherzando? Ma veramente un Giudice può dire una cosa del genere a dei genitori che per quattro giorni hanno creduto che il figlio fosse vivo? Non hanno commesso errore perché erano in buona fede? E noi, allora? Noi non dobbiamo più credere a nessuno, perché se le autorità ci dicono una cosa, dobbiamo pensare che può essere anche il contrario, che può essere un errore in buona fede. Io non credo più a nulla, il processo possono anche non farlo a questo punto, ormai non ha senso credere nella giustizia“.
Ad uscire dall’inchiesta gli ex Presidenti della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, l’ex Sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli e la funzionaria della Protezione Civile, Tiziana Caputi, gli assessori alla Protezione civile Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, l’ex vicepresidente della Regione Abruzzo Enrico Paolini, l’ex direttore generale Cristina Gerardis e Giovanni Savini, direttore del Dipartimento di Protezione civile nel 2014, Silvio Liberatore, responsabile della Sala operativa della Protezione civile, Antonio Iovino, dirigente del servizio di programmazione di attività della Protezione civile, Vittorio Di Biase, direttore del Dipartimento opere pubbliche fino al 2015 e Vincenzino Lupi, responsabile del 118. Archiviata anche la posizione di Daniela Acquaviva, funzionaria della Prefettura di Pescara che al primo allarme lanciato dal ristoratore Quintino Marcella aveva risposto “la madre degli imbecilli è sempre incinta“.
“L’unico a pagare, fino ad oggi, sono io per aver portato i fiori a Stefano, e sto affrontando un processo per questo – continua Alessio Feniello, ricordando il procedimento che sta affrontando per avere violato, il 21 maggio 2018, i sigilli giudiziari del resort -. Chi mi ha detto che mio figlio era vivo, facendomi illudere per 4 giorni che sarebbe tornato a casa, invece no, perché l’ha fatto a fin di bene. Io invece i fiori a mio figlio perché li ho portati? Per fare del male a qualcuno? Ma ce l’avete una coscienza? Sono schifato, qualcuno deve spiegarmi come è possibile che a pagare siano sempre e solo i poveracci, mentre chi sta al potere può stare tranquillo, sbagliare, uccidere, e rimanere al proprio posto. Se non fosse per la promessa fatta a Stefano, avrei già abbandonato tutto. Questa è l’Italia“.
– Chiara Di Miele –
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